Una piscina in giardino è il sogno di molti, ma prima di tuffarsi nel progetto è essenziale conoscere tutte le implicazioni pratiche, tecniche e burocratiche. Dalla scelta della tipologia alla richiesta dei permessi, dai costi di realizzazione a quelli di manutenzione, fino agli eventuali vincoli normativi o fiscali, ogni fase richiede infatti attenzione e pianificazione.
In questa guida completa condividiamo con te tutto ciò che devi sapere per costruire una piscina privata a norma, efficiente e su misura per le tue esigenze.
Una piscina privata è un bacino artificiale pensato per un uso non pubblico (quindi non aperto indiscriminatamente a tutti) in cui l’acqua viene filtrata, disinfettata e riciclata in modo continuo. Ma attenzione, perché non tutte rientrano nella stessa categoria! Le piscine private si suddividono infatti in due grandi gruppi.
Piscine private a uso esclusivo: destinate all’uso personale e familiare del proprietario e dei suoi ospiti, tipicamente si trovano in villette unifamiliari, case indipendenti o abitazioni private e non prevedono l’accesso a persone esterne in modo continuativo.
Piscine private a uso collettivo: rientrano in questa categoria le piscine situate in condomini, bed & breakfast, agriturismi, residence, strutture turistiche o ricettive, il cui accesso è autorizzato anche a persone (selezionate) al di fuori della cerchia di relazioni del proprietario dell’immobile.
Capire in quale categoria rientra la tua piscina è essenziale per sapere quali autorizzazioni sono necessarie, quali standard devi rispettare e a quali controlli potresti essere soggetto!
Quando si parla di piscina privata, il primo aspetto da considerare riguarda il tipo di struttura: interrata, fuori terra o incassata. Ognuna ha caratteristiche diverse in termini di estetica, costi, normative, tempi di realizzazione e manutenzione.
Piscine interrate: sono le piscine “classiche”, scavate nel terreno e rivestite in materiali come cemento armato, pannelli modulari o vetroresina. Sono la soluzione più solida e durevole, perfetta se stai cercando un impianto permanente e su misura. Puoi personalizzare forma, profondità e finiture, integrandola perfettamente nel contesto del tuo giardino. Richiedono però un investimento iniziale più importante e, nella maggior parte dei casi, un permesso per costruire.
Piscine fuori terra: ideali se vuoi una piscina pronta in tempi brevi e senza lavori invasivi. Sono strutture posate direttamente sul terreno, spesso realizzate in materiali come acciaio, legno o PVC, e disponibili in molte forme e dimensioni. Non richiedono scavi né permessi edilizi (salvo casi particolari) e per questo sono spesso la scelta preferita per chi cerca una soluzione più economica e temporanea. All’occorrenza, possono essere smontate o spostate a fine stagione.
Piscine semi-interrate o incassate: sono una valida via di mezzo tra le prime due, in parte interrate e in parte visibili. Vengono installate all’interno di una struttura scavata solo parzialmente o costruita su un dislivello naturale del terreno. Vantano una maggiore facilità di installazione rispetto a una piscina totalmente interrata, ma, prima di costruire, potrebbe essere necessario ottenere alcuni permessi.
Prima di realizzare una piscina o metterla in funzione, è fondamentale sapere che in Italia anche le piscine private, così come quelle pubbliche, sono soggette a normative specifiche, in primis quelle che riguardano i permessi per la loro costruzione.
Le autorizzazioni variano in base alla tipologia di piscina (interrata, fuori terra, incassata) e all'uso previsto (esclusivo o collettivo).
Se è previsto l’uso esclusivo, le autorizzazioni dipendono principalmente dalle caratteristiche fisiche della piscina e dalle normative comunali. Se, invece, l’uso è collettivo, oltre ai permessi edilizi, è necessario rispettare normative più stringenti relative alla sicurezza, alla qualità dell'acqua e alla gestione dell'impianto, come previsto dalla norma UNI 10637.
In generale, è consigliabile consultare il regolamento edilizio del proprio Comune e, se necessario, affidarsi a un tecnico abilitato per gestire correttamente l'iter burocratico, così da non avere brutte sorprese!
Quando una piscina privata è a uso collettivo (ossia si trova all’interno di un condominio o di una struttura ricettiva), è necessario rispettare una serie di normative aggiuntive rispetto a quelle previste per le piscine domestiche.
Oltre ai permessi edilizi standard, come il Permesso di Costruire o la SCIA, è necessario ottenere specifiche autorizzazioni sanitarie da parte dell’ASL (o ATS, a seconda della regione) che attestino la sicurezza igienico-sanitaria dell’impianto. La richiesta di autorizzazione prevede la presentazione di una relazione tecnica dettagliata in cui si descrive il sistema di trattamento e disinfezione dell’acqua, il piano di manutenzione, il programma di pulizia e un sistema di autocontrollo simile al modello HACCP utilizzato nel settore alimentare.
Fondamentale è il rispetto della norma tecnica UNI 10637, obbligatoria per tutte le piscine a uso pubblico o collettivo, anche se all’interno di strutture private. Questa norma stabilisce requisiti ben precisi in merito al dimensionamento dell’impianto di filtrazione, alla quantità di acqua di rinnovo necessaria, alla qualità dei materiali utilizzati, alla sicurezza, all’accessibilità e persino al numero massimo di bagnanti consentiti per metro quadro di superficie.
Per avviare l’attività, occorre poi presentare una SCIA sanitaria presso il SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive) del proprio Comune, comunicando ufficialmente l’apertura della piscina a uso collettivo. In alcune Regioni è previsto anche l’obbligo di iscrizione della piscina in un apposito registro pubblico.
Dal punto di vista della sicurezza, è necessario dotare la piscina di attrezzature obbligatorie come salvagenti, segnaletica ben visibile, fondo antisdrucciolo e, in alcuni casi, garantire la presenza di un assistente bagnanti durante l’apertura al pubblico, soprattutto nei periodi di maggiore affluenza.
Come per ogni progetto importante, prima di avviare i lavori è fondamentale avere una visione chiara e realistica dei costi complessivi.
Oltre al prezzo della struttura in sé, bisogna considerare gli interventi di scavo, le opere murarie, gli impianti, le spese per i permessi, eventuali tasse e, non da ultimo, i costi di manutenzione nel tempo. Il budget può variare sensibilmente in base alla tipologia scelta, alla complessità del progetto e alla zona in cui si costruisce.
Il costo di una piscina in giardino varia sensibilmente in base al tipo di struttura scelta:
Al costo della struttura si aggiungono poi quelli di realizzazione, tra scavi e opere murarie, che rappresentano una voce importante del budget complessivo. Il costo dipende dal tipo di terreno (roccioso, sabbioso o argilloso), dalla profondità, dalle dimensioni e dalle opere accessorie, come la realizzazione di platee in cemento armato, muri di contenimento o drenaggi, che possono portare il totale anche oltre i 10.000 euro, specie per piscine su terreni in pendenza. Richiedi sempre un preventivo prima di dare il via libera ai lavori!
Nel caso siano richiesti anche permessi edilizi (come nel caso di piscine interrate o incassate), al budget dovrai ricordarti di aggiungere anche questa voce.
I costi per i permessi e i diritti di segreteria oscillano mediamente tra 500 e 2.000 euro, ma possono aumentare in presenza di vincoli particolari, come quelli storici o paesaggistici. Per molti Comuni bisogna inoltre considerare anche gli oneri di urbanizzazione previsti per le nuove costruzioni (compresi ampliamenti e piscine), che possono ammontare a qualche centinaio fino a diverse migliaia di euro, in base alla zona.
Nel caso invece di una piscina privata a uso collettivo, solo per la progettazione a norma UNI 10637 e la preparazione delle relazioni tecniche sanitarie possono servire tra i 2.000 e i 5.000 euro, ai quali vanno aggiunti gli oneri per diritti di segreteria, eventuali adeguamenti agli impianti (che possono superare i 20.000 euro nei casi più complessi), l'acquisto delle dotazioni di sicurezza, le spese annuali per la manutenzione obbligatoria e le analisi dell’acqua. Inoltre, se è richiesto un bagnino, bisogna considerare anche i costi del personale stagionale.
Infine, indipendentemente dall’uso della piscina, ricorda che per la realizzazione è solitamente obbligatorio presentare anche un progetto redatto da un tecnico abilitato (architetto, ingegnere o geometra), i cui onorari variano da 1.000 a 3.000 euro a seconda della complessità.
La costruzione di una piscina in giardino può inoltre comportare l’aumento della rendita catastale dell’immobile, con conseguente impatto sulle imposte IMU e TARI.
Se la piscina supera i 14 metri quadri e ha carattere di stabilità e lusso, può infatti far scattare il passaggio alla categoria catastale di lusso (A/1), portando a imposte più elevate.
Attualmente (2025), la costruzione di una piscina non rientra nei bonus edilizi ordinari, come il Superbonus o il Bonus Ristrutturazioni, se realizzata ex novo. Tuttavia, è possibile risparmiare un po’ accedendo a:
Tutte le informazioni aggiornate sui bonus e agevolazioni disponibili sono reperibili sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
Installare una piscina in giardino non è solo una questione di investimento iniziale. Una parte fondamentale da considerare riguarda i costi di manutenzione e di utilizzo, spesso sottovalutati, ma essenziali per garantirne l’efficienza, l’igiene e la sicurezza nel tempo.
Realizzare una piscina in giardino è un processo che, dalla prima idea al primo tuffo, può richiedere diverse settimane o addirittura mesi, a seconda della tipologia scelta e della complessità dell’intervento.
Le piscine fuori terra sono le più rapide da installare. I modelli prefabbricati e stabili richiedono una o due settimane, mentre le versioni gonfiabili o modulari possono essere montate anche in un solo giorno.
Per una piscina interrata, invece, il processo completo richiede in media tra le sei e le dodici settimane, corrispondenti a circa uno-due mesi e mezzo di lavori effettivi, distribuiti su tre mesi di calendario. Ecco le diverse fasi da tenere in considerazione.
Nel caso di piscine semi-interrate, infine, i tempi complessivi si riducono leggermente: si parla di circa quattro-otto settimane totali, complici la struttura più semplice e l’iter autorizzativo spesso più snello.
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