Sin dal primo sopralluogo ho capito che la sfida più grande sarebbe stata portare la luce dentro casa. La mia idea era di creare spazi aperti ma ben definiti, dando respiro alla zona living e alla cucina senza perdere la loro identità». La soluzione? Un abbassamento strategico del soffitto per separare gli ambienti senza ricorrere a muri, accompagnato da una palette cromatica capace di giocare con i volumi e l’intensità luminosa. Il concept è così un’ode allo stile Japandi, una fusione tra il minimalismo giapponese e la calda accoglienza del design scandinavo.Amo costruire un linguaggio visivo con materiali naturali e toni neutri, cercando un equilibrio tra funzionalità ed emozione.Alain de Botton, nel suo libro “Architettura e felicità”, scrive che: “A ciascun edificio chiediamo non soltanto che assolva a una certa funzione, ma anche che abbia un certo aspetto e contribuisca a creare una precisa atmosfera: di religiosità o di cultura, di semplicità o di modernità, di lavoro o di vita familiare. Magari pretendiamo che ci trasmetta sicurezza o entusiasmo, armonia o morigeratezza. Magari speriamo che stabilisca un legame con il passato o simboleggi il futuro…”. «L’architettura ha questo potere. Il potere di influenzare il nostro stato d’animo: in questo progetto, questa verità prende forma in uno spazio che ispira calma, armonia e intimità».